PERCHE' QUESTO SITO

Il sito nasce dalla voglia di raccontare la storia di nostro padre, stimato professore ed onesto amministratore della nostra Città, violentemente strappato alla vita ed alla famiglia dalla mano dell'uomo! Un sito per imprimere nella memoria volti e nomi, un sito per raccogliere altre storie ed altri nomi, un sito per non dimenticare, un sito per dare informazioni a chi nella rete cerca informazioni su medici e reparti, un sito che non ha paura di raccontare un tragedia ... affinchè ciò non accada più!

sabato 10 agosto 2013

COLON PERFORATO MUORE DOPO RICOVERO

Giovanni Leo ha trovato la morte nel
reparto di chirurgia dell'ospedale
Perrino di Brindisi diretto da
Giuseppe Manca
BRINDISI - Ha un sospetto terribile: quello che al «Perrino» abbiano perforato l’intestino del padre e che proprio per questo sia morto il giorno dopo, dopo un tentativo disperato di salvarlo in un altro ospedale. Sono tutte da chiarire le cause del decesso di Giovanni Leo, 69 anni di San Pancrazio, conosciuto in tutta la provincia per via del suo lavoro di addetto ai palchi e alle luminarie delle feste. Il figlio Pancrazio vuole vederci chiaro e - in calce alla sua denuncia presentata ai carabinieri - ha scritto a chiare lettere che avrebbe comunque sporto querela anche se il padre ce l’avesse fatta a sopravvivere. Invece, purtroppo, non è andata così. Giovanni Leo, che abitava in con trada Caragnuli, era finito in ospedale in preda a forti dolori addominali. Non riusciva ad evacuare. «Abbiamo chiamato il 118 e l’ambulanza è arrivata in 5 minuti - racconta Pancrazio Leo -. Mia padre è rimasto su una barella del Pronto soccorso e gli hanno somministrato antidolorifici e quando è stato meglio ha pensato di tornare a casa». «Poi però - scrive Leo nella denuncia - i dolori sono tornati come prima e mio padre è finito di nuovo al Pronto soccorso dove è rimasto per molte ore ricevendo due consulenze chirurgiche dopo le quali i medici dichiaravano che non si era necessità di intervento in quanto l’intestino era palpabile». «Il 7 agosto - spiega ancora il figlio della vittima - nel tentativo di farlo evacuare, hanno utilizzato un clistere “alto” che ha raggiunto l’intestino e una sonda anale. Dopo questo intervento, è apparso un rigonfiamento enorme all’addome e il dolore è aumentato». A quel punto, d’accordo con la madre Teresa Peluso e la sorella Lucia, Pancrazio Leo ha deciso di trasportare il padre in un’altra struttura contro il parere dei medici del reparto nel quale Giovanni Leo era stato «parcheggiato», dal momento che non si trovava di certo in Chirurgia. «Abbiamo provveduto a trasportarlo a Francavilla con un’ambulanza privata - racconta il figlio -. Qui hanno effettuato una Tac ed hanno rilevato una perforazione del colon. Per cercare di salvarlo, lo hanno subito operato e i medici ci hanno detto dopo che l’addome era stato trovato colmo di feci». Le condizioni erano talmente gravi che si è reso necessario il trasferimento in Rianimazione. Un posto è stato trovato all’ospedale di Monopoli dove il paziente poi è morto. Forse una setticemia. Forse, altro. Di certo, occorre effettuare l’autopsia per cercare di chiarire in ogni aspetto questa terribile storia. Per ora, nessun esame autoptico è stato effettuato ma non è escluso che il magistrato - alla luce anche della dettagliata denuncia del figlio, che ha indicato circostanze e reparto in maniera dettagliata - possa disporlo per accertare eventuali responsabilità. «Resta comunque l’amarezza - afferma Pancrazio Leo -. Mi padre aveva dolore alla pancia, ma stava bene. Lo abbiamo portato in ospedale ed ora non è più con noi. Tutto questo è terribile. Vogliamo capire se qualcuno ha sbagliato».