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venerdì 7 dicembre 2012

CONDANNA PER I CHIRURGHI DEL PERRINO BARNABA-PICCIONE-GRECO


“Omicidio colposo per la morte di una donna di 79 anni”: il Tribunale di Brindisi ha condannato tre medici dell’ospedale Perrino a un anno, pena sospesa, per il decesso di Agnese Patti, avvenuto il 14 gennaio 2007, dopo due interventi chirurgici nell’arco di undici giorni, arrivando alla stessa conclusione del pm e della famiglia della pensionata, sul piano della responsabilità. La sentenza. Negligenza, imperizia e imprudenza sono state contestate e affermate in relazione all’operato svolto da Francesco Barnaba, per il quale il pubblico ministero aveva chiesto la condanna a otto mesi, Giovanni Greco e Mauro Piccione, per i quali sono stati invocati sei mesi, ritenuti responsabili “in cooperazione colposa tra loro”.
Tutti, in servizio presso il reparto di chirurgia generale, sono stati condannati anche al risarcimento dei danni da liquidare in sede civile, nei confronti dei congiunti della donna che si sono costituiti nel processo dopo aver sporto denuncia con una sola richiesta: capire cosa successe, perché la donna non soffriva di alcuna patologia. Intanto è stato assegnata una provvisionale di diecimila euro.


fonte - http://www.senzacolonne.it/index.php?option=com_content&view=article&id=16850:pensionata-morta-condannati-3-medici-del-perrino&catid=94:prima-pagina&Itemid=294

BRINDISI – Drammatico colpo di scena nel processo a carico di tre medici-chirurghi del Perrino accusati di aver diagnosticato con colpevole ritardo un’ernia all’anziana Agnese Patti, 79enne brindisina morta nel lontano dicembre 2006: il collegio presieduto dal giudice Giuseppe Licci ha disposto, a cinque anni dal decesso, l’esecuzione di una perizia sulla scorta della quale sarà formulato il verdetto a carico dei tre imputati. La decisione del tribunale potrebbe significare la necessità di riesumare la salma, sulla quale non è mai stato eseguito alcun esame autoptico, a meno che il medico legale del Policlinico di Bari, Giancarlo Divella, non ritenga sufficiente il solo esame della cartella clinica della donna. La decisione del tutto inaspettata è arrivata nella penultima udienza, del 19 aprile scorso, in calce al termine della requisitoria del pm Dario Vitale che aveva già formulato le richieste di condanna pari a otto mesi per Francesco Barnaba (avvocato Roberto Cavalera) e sei mesi a testa per Giovanni Greco e Mauro Piccione (avvocati Massimo Manfreda e Domenico Greco). I fatti risalgono a dicembre del 2006 quando la donna fu trasportata d’urgenza al Pronto soccorso dell’ospedale brindisino. I medici sospettarono in un primo momento un tumore all’utero, fu trasferita in Ginecologia e da qui in Chirurgia, dove subì il primo intervento nel corso del quale si scoprì che le algie addominali di cui soffriva erano causate dalla fuoriuscita di un viscere dalla cavità naturale. Secondo i consulenti del pubblico ministero, quell’ernia andava semplicemente rimossa, mentre i medici chirurghi del Perrino ritennero che andava riposizionata, come fecero. Dopo dieci giorni, malgrado l’operazione, le condizioni dell’anziana signora peggiorarono rapidamente, tanto da rendere necessario un secondo intervento che portò alla luce la peritonite: la paziente era già in pericolo di vita. Fu a questo punto che i parenti decisero di trasferire l’anziana al Miulli di Acquaviva delle Fonti, un ultimo disperato tentativo di salvarle la vita che si sarebbe rivelato vano, l’infezione era ormai diffusa e le conseguenze sarebbero state irreversibili. La famiglia, assistita dai legali Vita Lofino, Marilena Poddi e Leonardo Convertini, sporse denuncia. Negligenza, colpa grave e imperizia, sono queste le ipotesi di reato formulate dal  pubblico ministero Dario Vitale a carico di tre medici del reparto chirurgia del Perrino di Brindisi, per la morte di Agnese Patti. I tre medici furono rinviati a giudizio con l’accusa di aver diagnosticato in ritardo l’ernia, operata poi inadeguatamente secondo i periti dell’accusa. L’anziana signora subì in realtà i tre interventi consecutivi nel giro di pochi giorni, l’ultimo al Miulli, dove nulla potettero i sanitari che si trovarono di fronte ad una peritonite in avanzato stato degenerativo. Non è un caso che le indagini disposte dal sostituto procuratore abbiano ipotizzato responsabilità da parte dell’équipe medica del Perrino che eseguì i primi due interventi, lasciando fuori dall’inchiesta i medici baresi. Ritorno in aula fissato per il 22 novembre, udienza che sarà dedicata all’ascolto del perito. Solo dopo arriverà la sentenza attesa da cinque lunghi anni.

fonte - http://www.brindisireport.it/cronaca/2011/05/24/mori-dopo-intervento-per-ernia-addominale-forse-la-salma-sara-riesumata/


Arriva dopo un'attesa lunga sei anni la sentenza che stabilisce la verità sulla morte della 79enne Agnese Patti, scomparsa nel dicembre 2006 dopo un intervento per un'ernia addominale. Per il giudice Giuseppe Licci l'anziana fu vittima di malasanità, assunto dal quale è scaturita la condanna per omicidio colposo di tre medici del reparto Chirurgia del Perrino di Brindisi che l'ebbero in cura. Un anno a testa, pena sospesa, a carico dei chirurghi Francesco Barnaba, Giovanni Greco e Mauro Piccione, condanna che supera le richieste del pubblico ministero Dario Vitale che aveva invocato pene dagli otto ai sette mesi. I tre imputati sono stati anche condannati in solido al pagamento di una provvisionale da 10mila euro a testa per ciascuna delle parti civili, le figlie della vittima, Carmelina, Annamaria e Patrizia, alle quali dovranno essere rifuse anche le spese per la costituzione (pari ad ulteriori 4mila euro a testa). La lettura del dispositivo, avvenuta ieri pomeriggio nelle aule del tribunale di Brindisi, è stata accolta in una atmosfera gravida di emozione. Le figlie dell'anziana donna scomparsa dopo un calvario a tappe fra un ospedale e l'altro in tutta la Puglia, hanno voluto esserci, come sempre. Quando il giudice ha pronunciato la sentenza una di loro è scoppiata in un pianto dirotto, senza gioia. «No, non è stata una vittoria per nessuno» - parla per tutti Carmelina, «una condanna non può essere accolta con piacere, ci tengo a sottolinearlo. Come voglio sottolineare a nome di tutte noi che se siamo andate avanti è stato solo per capire cosa fosse successo a nostra madre, e se un errore c'è stato che nessuno ne sia mai più vittima, che nessuno mai più soffra il nostro stesso dolore». Solo un'accorata richiesta di verità, difesa a denti stretti dai legali Vita Lofino, Marilena Poddi e Leonardo Convertini per conto delle proprie assistite. I fatti risalgono a dicembre del 2006 quando la donna fu trasportata d'urgenza al Pronto soccorso dell'ospedale brindisino. I medici sospettarono in un primo momento un tumore all'utero, fu trasferita in Ginecologia e da qui in Chirurgia, dove subì il primo intervento nel corso del quale si scoprì che le algie addominali di cui soffriva erano causate dalla fuoriuscita di un viscere dalla cavità naturale. Secondo i consulenti del pubblico ministero, quell'ernia andava semplicemente rimossa, mentre i medici chirurghi del Perrino ritennero che andava riposizionata, come fecero. Dopo dieci giorni, malgrado l'operazione, le condizioni dell'anziana signora peggiorarono rapidamente, tanto da rendere necessario un secondo intervento che portò alla luce la peritonite: la paziente era già in pericolo di vita. Fu a questo punto che i parenti decisero di trasferire l'anziana al Miulli di Acquaviva delle Fonti, un ultimo disperato tentativo di salvarle la vita che si sarebbe rivelato vano, l'infezione era ormai diffusa e le conseguenze sarebbero state irreversibili. Al Miulli insomma, nulla potettero i sanitari che si trovarono di fronte ad una peritonite in avanzato stato degenerativo. Non è un caso che le indagini disposte dal sostituto procuratore Vitale abbiano ipotizzato responsabilità da parte dell'équipe medica del Perrino che eseguì i primi due interventi, lasciando fuori dall'inchiesta i medici baresi. Novanta giorni per conoscere le motivazioni della sentenza. Il collegio difensivo composto dai legali Roberto Cavalera, Massimo Manfreda e Domenico Greco, si prepara per la battaglia d'appello.
fonte - http://www.ezoobase.it/NewsFromNews.aspx?IDNEWS=3752