PISA. Cinque medici di due diversi ospedali - Campo di Marte di Lucca e Careggi di Firenze - sono stati rinviati a giudizio per la morte di una giovane infermiera professionale. Il decesso è avvenuto dopo una degenza durata un mese e mezzo nel corso della quale, stando all’accusa, ci sarebbero stati ritardi e negligenze su valutazione della malattia, diagnosi e interventi chirurgici. A causare il decesso sarebbe stato un aneurisma all’arteria splenica (quella all’altezza della milza) localizzato in ritardo. A nulla sarebbe servito, a quel punto, - secondo la Procura di Lucca - l’intervento all’arteria: l’infermiera, infatti, è morta una settimana dopo l’operazione per complicazioni polmonari e cardiache. Alessia Nannetti, 23 anni, residente a Capannori si era resa conto dell’imminente fine tanto da parlarne ai familiari: al padre Antonio, 56 anni, che abita a San Filippo, alla sorella Ilaria di 26 e al convivente che nel suo ricordo e per ottenere giustizia si sono tutti costituiti parte civile. La tragedia si consumò il 6 marzo 2002 all’ospedale di Careggi, ma le sofferenze della giovane infermiera iniziarono alla fine di gennaio dello stesso anno. Il sostituto procuratore Antonio Mariotti ha chiesto e ottenuto dal gip Alessandro Dal Torrione il rinvio a giudizio con l’accusa di omicidio colposo nei confronti di Francesca Faraco, 44 anni, di Pisa, all’epoca dei fatti radiologa all’ospedale Campo di Marte; Paolo Bortolotti, 47 anni, residente alla SS. Annunziata, allora medico del reparto di chirurgia del Campo di Marte; Giuseppe Manca, 50 anni, fiorentino, in quel periodo medico dell’unità ospedaliera di chirurgia generale donne a Careggi;